“Il cibo nasce con la vita ed occupa una parte fondamentale della nostra esistenza”: con queste parole Filippo La Mantia esprime la sua passione per la cucina. Passione che diventa arte, riscoperta di sapori antichi, ritorno alla semplicità delle tradizioni e innovazione nel solco della memoria del gusto.
La ricerca dei sapori come ricerca interiore, quasi una pratica di meditazione che Filippo La Mantia ama condividere con chi è curioso di gustare antichi e nuovi sapori.
Oste e cuoco, così ama definirsi La Mantia, sottraendosi al fascino dello chef patinato. Dalla sua voglia di comunicare attraverso il cibo, nasce l’idea di incontrare i detenuti del carcere di Roma “Regina Coeli”, accogliendo con generosità e condivisione l’invito che gli è stato rivolto dal capo dell’Amministrazione penitenziaria Franco Ionta, di cucinare per un giorno per chi è al di là del muro.
“Il cibo non è solo nutrimento del corpo, ma condivisione, comunicazione, socializzazione ed è per questo che ho accolto l’invito di offrire ai detenuti di Regina Coeli un pranzo domenicale, perché la domenica per molti è il giorno in cui il ritmo della vita rallenta, c’è spazio per la malinconia e la riflessione, soprattutto per coloro che scontano la pena in carcere. - ha dichiarato Filippo La Mantia - Spero di contribuire, seppure in piccola parte e per pochi detenuti, a far trascorrere loro una domenica diversa, a comunicare che, laddove esiste la volontà di cambiare il percorso della propria esistenza, c’è sempre la possibilità di farlo e l’incoraggiamento a tentare”.
“Ringrazio Filippo La Mantia per la sua generosa partecipazione, - ha affermato Franco Ionta - e parteciperò al pranzo che ha voluto offrire ai detenuti di Regina Coeli. Pranzare con loro nella “rotonda” è diventata per me quasi una consuetudine, ed è sempre un’esperienza che trovo significativa e profonda. Ringrazio anche la dirigenza del carcere “Regina Coeli”, il comandante di reparto e la Polizia Penitenziaria per la disponibilità, la collaborazione e la professionalità che mettono al servizio di iniziative come queste. E’ grazie a loro, così come avviene in tute le carceri del Paese, che la “custodia” delle persone detenute sia anche un prendersi cura, un’offerta di opportunità e un fondamentale contributo per la sicurezza di tutti, perché, come ha ricordato recentemente il garante dei detenuti della Regione Lazio, il miglioramento delle persone è un arricchimento sociale”.